“- All these are stories for children, Matteo says looking at the ground with harshness. The dead do not rise up, Professor.
- No, indeed, the Professor answered with equal calm. But you can come down, you.”
Laurent Gaudé, Hell’s gate, 2008.
If imagination commonly refers to what escapes reality, in Campania these elements are imbued in daily life and characterize the way of life of the inhabitants. The constant threat of a possible eruption of Vesuvius, the seismic activity of the Phlegrean Fields, a sometimes chaotic urbanization that goes hand in hand with sometimes difficult living conditions are all elements that make Naples and its Bay a singular space because of its complexity. Here, more than anywhere else, “believing” is a way to protect ourselves from the uncontrollable and to accept the hardness and fragility of the world around us. Here more than elsewhere, the borders are porous: those that delimit the sacred of the profane, those that distinguish the real from the fantasy, those that separate life from death, those that define legality and morality. Here more than anywhere else, the dualities that govern the Western world merge and marry to form a complex belief system that is unique to everyone while being the product of a collective imagination and cultural heritage common.
Thus, the series « the Saints and the mask » is not defined as an objective description but rather as a set of fragments, a convocation of symbols representative of an ambiguous relationship, a possible perception of a space where sarcasm and irony have as much place as faith and the sacred, where death and risk are an integral part of everyday life: a place of permeability that reinvents immutably its past where the notion of verity is relative.
“ - Tutte queste sono storie per bambini, dice Matteo guardando il suolo con durezza. I morti non risalgono, Professore.
- No, effettivamente, rispose il Professore con uguale calma. Ma voi potete scendere, voi. “
Laurent Gaudé, La porta degli inferi, 2008.
Se l’immaginario fa comunemente riferimento a ciò che sfugge al reale, in Campania e intorno a Napoli questi elementi sono incastonati nella vita quotidiana e caratterizzano lo stile di vita degli abitanti. La costante minaccia di una possibile eruzione del Vesuvio, l’attività sismica dei Campi Flegrei, una urbanizzazione per volte caotica che va di pari passo con condizioni di vita talvolta difficili sono tutti elementi che fanno della Baia di Napoli uno spazio singolare per la sua complessità. Qui, più che altrove, credere è un mezzo per proteggersi dall’incontrollabile e accettare la durezza e la fragilità del mondo che ci circonda.Qui più che altrove, i confini sono permeabili: quelli che delimitano il sacro del profano, quelli che distinguono lo materiale dell’immateriale, quelli che separano la vita dalla morte, quelli che definiscono la legalità e la morale.Qui più che altrove, le dualità che governano il mondo occidentale si confondono e si sposano per formare un sistema di credenze che è proprio di ciascuno pur essendo il prodotto di un immaginario collettivo e di un patrimonio culturale comune.
Così, la serie I Santi e la maschera non si definisce come una descrizione oggettiva, ma si presenta più come un insieme di frammenti, una convocazione di simboli rappresentativi di una relazione ambigua, una possibile percezione di uno spazio in cui il sarcasmo e l’ironia hanno tanto spazio quanto la fede e il sacro, in cui la morte e il rischio sono parte integrante della vita, in altre parole : un luogo di permeabilità che reinventa sempre il suo passato e dove la nozione di verità è relativa.